Come prendersi cura di noi stessi in modo naturale e consapevole, senza ingredienti chimici dannosi che usiamo ogni giorno senza saperlo.

lunedì 8 giugno 2020

Come preparare l'Oleolito di Iperico o Erba di San Giovanni (Hypericum perforatum)




Giugno,

l'inizio dell'estate e mese della fioritura di questa meravigliosa pianta officinale, l'Iperico, pianta solare conosciuta col nome botanico di Hypericum perforatum. Perforatum per via della peculiare caratteristica delle foglioline che viste controluce presentano varie ghiandole translucide che appaiono "bucate", e che danno il nome ad uno dei suoi tanti principi attivi, l'Iperforina di cui parleremo più avanti. Membro di una grande famiglia di piante chiamate Clusiaceae.

L'Iperico, Hypericum perforatum o Erba di San Giovanni, è originaria delle isole Britanniche, chiamata così per via del fatto che veniva tradizionalmente raccolta il 24 Giugno, proprio il giorno di nascita del santo.
Quest'anno ha fiorito largamente in anticipo, potendo essere raccolto già da fine Maggio in molti regioni d'italia.
Il suo habitat sono i boschi e le colline soleggiate, predilige terreni aridi ed incolti, è presente in tutte le regioni di Italia e praticamente in tutte le regioni temperate del mondo data la sua invasività.

Infestante dei campi e velenosa per gli animali erbivori, viene considerata una peste da debellare da parte degli allevatori, fortunatamente non è così per noi, che possiamo utilizzarla prendendo le dovute precauzioni.

Tradizionalmente i suoi usi erboristici spaziano da cicatrizzante per la pelle ad antidepressivo, come vedremo più avanti questa pianta ha molteplici utilizzi.

Ne viene utilizzata tutta la parte aerea, quindi fiori e foglie.

Se ne ricavano i seguenti prodotti erboristici:

  • L'estratto secco trasformato, quindi compresse ed opercoli per uso interno
  • La pianta secca per l'uso in tisane e creazione di estratti fluidi
  • La pianta fresca per la creazione di macerati idroalcolici/oleosi/glicerici, quindi tinture madri, oleoliti, gliceriti, distillazione di olio essenziale e come base per preparazioni omeopatiche


Veniamo ai componenti attivi di questa pianta, i principali e più studiati sono l'Ipericina e l'Iperforina.

L'Ipericina, è un naftodiantrone, un derivato antrachinonico, una molecola altamente instabile, viene inattivata dal processo di trasformazione, dall'ossigeno e dalla luce, è presente nella tintura madre e negli estratti secchi ma praticamente non negli oli, ha proprietà antibatteriche, antivirali e favorisce la guarigione delle ferite.
Questa è la tanto temuta molecola fotosensibilizzante dell'iperico, se non fosse che.. non sia presente nell'oleolito, come vedremo avanti.

L'Iperforina è un terpene ciclico, questo invece presente negli oleoliti finiti ed è il principale componente attivo dell'olio.
È la principale molecola attiva nel trattamento della depressione dell'Iperico.

Altri componenti meno noti dell'Iperico ma non meno importanti dei due sopraelencati sono i flavonoidi, tannini, xantani, composti fenolici e polisaccaridi. Questi fanno parte del fitocomplesso, e sono preziosissimi al pari delle due sostanze elencate sopra.

In erboristeria si parla spesso di fitocomplesso con una visione più olistica della pianta, a differenza della farmacia dove si va a focalizzarsi sullo studio della molecola singola. Con questo si vuole sottolineare che nonostante l'Iperforina e l'Ipericina abbiano una forte azione farmacologica, è sempre l'insieme delle molecole presenti nella pianta che agendo sinergicamente vanno ad ottenere i diversi effetti ricercati.


Veniamo al sodo e andiamo a preparare l'Oleolito di Iperico.

L'oleolito non è altro che un olio vettore, (che ricordiamo essere un ottimo solvente) spesso vegetale, in cui vengono macerati estratti sia animali che vegetali, per così permettere alle sostanze attive presenti in essi di essere trasportate in quest'ultimo e poterne beneficiare in preparazioni varie, in questo caso ad uso topico.

La scelta degli oli utilizzabili è varia, ma è altresì necessario prendere alcune misure specifiche in questa particolare preparazione, essendo un oleolito che ha bisogno di calore per la sua riuscita.
Con questo si intende specificamente l'uso di oli non particolarmente termolabili (resistenti al calore) e resistenti all'irrancidimento.

Cosa è l'irrancidimento? è un processo di alterazione naturale che va a degradare la qualità degli oli sino a renderli inutilizzabili. Le cause maggiori sono i raggi UV, il calore, l'ossigeno, i metalli catalizzatori (presenti nella pianta) ed il fattore tempo (cruciale) non a caso gli oli vengono venduti in bottiglie scure, per permettere a meno luce possibile di venire a contatto con il prodotto. Un olio rancido non può essere utilizzato in alcun modo in quanto ricco di prodotti di alterazione nocivi. Esso presenta un caratteristico odore di nocciola, stantìo, quasi nauseabondo.

Tradizionalmente l'olio extravergine di oliva veniva utilizzato a tale scopo, per la sua resistenza nel tempo, data sopratutto dal profilo di sostanze antiossidanti contenute in esso, che vanno a prevenire (rallentare in questo caso) la temuta ossidazione/irrancidimento.
Possono essere usati anche l'olio di Mandole o di Riso, ma presenteranno tempi di conservazione più brevi.
 L'olio di Sesamo anch'esso è un ottimo olio per preparazioni erboristiche in quanto resistente all'irrancidimento, è preferibile acquistare un olio vergine estratto a freddo al contrario dell'olio estratto da semi tostati, oltre ad essere un ottimo olio per massaggi e frizioni.
Ultimamente si sperimenta sempre più con oli di cocco e di palma per via della loro  sempre maggiore popolarità nelle nostre cucine. Quello di cocco è particolarmente adatto date le sue innumerevoli proprietà, ne esistono addirittura versioni deodorizzate e quindi prive di profumo, ottime per chi preferisce profumi neutri, ne parlo in questo altro mio post. 
Un altra variante è l'olio di cocco frazionato, è uno dei migliori oli per preparare l'oleolito. Ha un altissima resistenza all'irrancidimento, un odore neutro, e delle molecole piccole piccole che si infiltrano tra i corneociti trasportando le sostanze attive della pianta più in profondità rispetto ad altri oli più "filmanti".

Non tanto consigliati invece l'olio di girasole o di semi vari in quanto tendenti ad ossidare velocemente, essendo oltretutto relativamente poveri di sostanze antiossidanti, a differenza per esempio della controparte oliva.
 
In mancanza di altro o se il budget non lo permette si può chiudere un occhio e scendere a compromessi, specialmente se andremo a produrre piccole quantità da usare in tempi brevi.

Esistono in commercio degli oli di girasole "alto oleico" che resistono meglio a questi processi di trasformazione, dal costo contenuto e sicuramente più versatili della controparte tradizionale. Questi sono una valida alternativa da usare per preparare oleoliti.

Ora andiamo finalmente agli ingredienti e alla preparazione:


Necessario per il tutto:

  • Olio di Oliva extravergine
  • Fiori di Iperico
  • Barattolo con tappo
  • Garza fine di cotone
  • Carta stagnola


Andiamo a riempire un barattolo di fiori di Iperico raccolti nel loro periodo balsamico e quindi verso metà Giugno, sminuzzati il più possibile per permettere a più sostanze possibili di essere trasferite nell'olio.
 Tracce di foglioline verdi sono prettamente innoque, le foglie stesse contengono oli essenziali che verranno estratti e intrappolati nell'olio. L'olio essenziale è riequilibrante e utile nel trattamento di traumi.

Ora riempiamo il barattolo quasi sino all'orlo e versiamo l'olio di oliva sino a coprire bene i fiori. Questo è indispensabile in quanto la parte non coperta d'olio andrebbe a degradarsi e favorire la proliferazione di muffe e batteri che ne comprometterebbero l'uso.
Una volta coperto d'olio posizionare una garza fine sopra l'apertura del barattolo, questa dovrà sbordare fuori dal tappo e servirà per permettere all'umidità presente nei friori freschi di fuoriuscire filtrando fuori evitando così che si crei condensa sotto il tappo, infine chiudere avvitando leggermente sopra la garza. In mancanza di garza si potrebbe tenere il tappo leggermente svitato per sfiatare ed andare ad asciugare l'eventuale condenza giornalmente con un panno asciutto e pulito.
L'umidità contenuta nella materia vegetale fresca come in questo caso è nemica del macerato in quanto facilita le fermentazioni microbiche, è sempre bene tenerla sotto controllo.

Una piccola parentesi sul discorso data di raccolta: sento dire spesso che i fiori vanno raccolti SOLO il 24 di Giugno, il giorno di San Giovanni. Questa affermazione lascia il tempo che trova, se da una parte questa è la data di raccolta legata alle tradizioni di tempi passati, non rispecchia la realtà di ogni luogo.
Il periodo di raccolta varia da anno ad anno, dalla zona geografica, dal clima. Un esempio banale è il fatto che qua in Sardegna i fiori stiano già passando e siamo all'8 di Giugno, aspettare al 24 equivarrebbe a perdere l'occasione di raccolta in quanto già appassito e secco. Quindi la regola, più sensata, è quella di raccoglierlo semplicemente quando è pronto, quando i fiori sono belli gialli e pomposi, quindi da metà Maggio ad Inizio Luglio in base alla zona.


Ora, ritornando al discorso ossidazione, alcuni mettono il barattolo sotto al sole diretto per ben 40 giorni, noi vogliamo consigliare invece di coprire il barattolo con la carta stagnola per evitare ai raggi UV di degradare l'olio e che in 40 lunghi giorni andrebbero ad impattarne la qualità finale.
Ricordiamoci che è il calore stesso del sole che facilita il trasporto delle sostanze dell'olio, la carta stagnola ci viene in aiuto per questo scopo, schermando dai raggi diretti ma permettendo ugualmente la trasmissione di calore, che ammorbidendo i tessuti della pianta ne faciliterà il rilascio nell'olio.

Conoscendo questo principio è possibile anche preparare oleoliti di Iperico a bagnomaria in circa 2-4 ore (ogni autore ha pareri discordanti) e lasciandolo successivamente macerare ulteriormente per altri 10 giorni al buio, ottenendo un olio rosso rubino in breve tempo. Questo metodo è utile laddove le condizioni atmosferiche non permettono una macerazione tradizionale. La macerazione a bagnomaria comporta sia vantaggi (tempo di preparazione ridotto) che svantaggi (l'olio viene sottoposto a calore intenso, anche se di relativamente breve durata, sia i componenti presenti nell'olio che nella pianta si degradano ulteriormente nel processo) io personalmente preferisco il metodo di macerazione tradizionale.

I puristi e i seguaci delle tradizioni possono esporre l'olio al sole diretto, ma con qualche compromesso. Il sole diretto, amplificato dal vetro del barattolo, non solo accelera il processo di irrancidimento ma va ad intaccare una vasta quantità di sostanze utili presenti sia nell'olio stesso che nella pianta. Ad ognuno il suo.

Chiudendo la parentesi:
Coprire bene e posizionare in luogo soleggiato per 40 giorni capovolgendo giornalmente per permettere alle molecole di trasferirsi meglio nell'olio.
L'olio assumerà un colore rosso rubino, merito non dell'Ipericina come precedentemente pensato, che ricordiamo essere praticamente non più presente nell'olio ma dei seguenti composti:
I 3', II 8-biapigenin e 1,3,6,7-tetrahydroxy-xantone che sono responsabili di colore e fluorescenza.
Sfatiamo quindi per sempre il mito che l'olio non possa essere usato di giorno per la sua presunta fototossicità, la molecola incriminata semplicemente non sopravvive nell'olio.


Passati i 40 giorni abbiamo 2 opzioni, filtrare con una garza, imbottigliare ed utilizzare successivamente oppure lasciare la pianta a macerare ancora ed eliminare solo la parte non più immersa nell'olio a seguito di ogni prelievo.

Nessuno vi vieta di farne una macerazione al buio ed al fresco, come si usa fare per la maggiorparte degli oleoliti, otterrete sempre un ottimo prodotto dalle qualità più delicate.

Questo preparato può essere addizionato di Vitamina E liquida o di antiossidanti naturali tipo l'Aperoxid per tentare di prolungare eventualmente la scadenza, ricordiamo però che l'oleolito di Iperico è un oleolito particolarmente "maltrattato" e soggetto ahimè ad una durata sicuramente inferiore rispetto ad altre macerazioni, ottenute con metodi più gentili.
La durata dell'oleolito è di circa un anno, la regola è sempre controllare a naso l'eventuale irrancidimento col passare del tempo. A differenza di preparazioni idroacoliche come le tinture madri, che hanno una durata indefinita, gli oleoliti soffrono particolarmente la degradazione col tempo. Teniamo ben presente che l'olio utilizzato in partenza sia il quanto più fresco possibile, un olio che ha pochi mesi di scadenza, ne avrà ancor meno dopo averlo trasformato in oleolito, quindi controlliamo le date di scadenza al momento dell'acquisto se non si ha la fortuna di avere un frantoio in casa.

Conservare in bottiglia di vetro scura e lontano dalla luce, ora sapete il perchè. 

Veniamo infine agli usi, può essere usato così com'è per trattare pelle lesa, cicatrici da acne, piaghe da decupito, scottature solari, bruciature di varia entità, trattamento di linee sottili.
Utile frizionato per trattare dolori muscolari ed articolari.
Ha effetto emolliente, cicatrizzante, lenitivo e dermorestitutivo essendo un ottimo ricostituente della pelle.

Può essere aggiunto a caldo o a freddo nella preparazione di creme e unguenti (circa 3% a fine emulsione) o miscelato direttamente alle nostre creme preferite sul palmo della mano durante l'applicazione.


NOTA INFORMATIVA: L'uso interno di preparati a base di Iperico necessita di parere medico se sono in corso cure farmacologiche o in presenza di condizioni particolari in quanto un interazione farmacologica con vari medicinali è possibile. Questo post tratta solo la preparazione di olio per uso esterno.


Buona produzione!

Bioecomen








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